Bastiglia, nel segno della Ruota

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Bastiglia, nel segno della Ruota

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Passeggiando per Bastiglia lungo Piazza Repubblica, lasciando alla nostra sinistra la chiesa di Santa Maria Assunta e proseguendo verso il palazzo comunale, ci si imbatte sulla destra in uno spiazzo ben ordinato che ospita un piccolo parcheggio, delimitato da un bar sulla destra in fondo al quale si affaccia con discrezione la grande sede dell'agenzia Immobiliare Studio Aurora.
 

L’ambiente è tipico dei piccoli paesi (Bastiglia conta circa 5 mila abitanti), l’atmosfera è di tranquillità e di un certo riservato benessere popolare.
È qui che, apparentemente abbandonata per fare bellezza, giace esattamente nell’angolo esterno della piccola piazza una ruota; ma non una ruota di carro o, peggio, d’automobile! No, è una ruota, massiccia che pare di cemento, tutta corrugata con una certa simmetria, righe e scanalature fatte visibilmente da mano d’uomo, forse d’artista.
 

Si tratta di una macina, una di quelle immense e pesantissime mole destinate a frantumare, ridurre fino quasi a polverizzarla la semente che presiede al sostentamento dell’essere umano: il grano, che diventa farina e che sarà il pane. È qui, infatti, che fino ad alcuni decenni fa sorgeva una "macchina" imponente e poderosa, capace di dare lavoro ad una piccola comunità e a produrre ricchezza, attirando persone e lavoro da ogni dove: il Molino ad acqua di Bastiglia. Sì, ad acqua perché forse nessuno sospetterebbe che fino ai primi anni del ‘900 qui scorreva un fiume a cielo aperto: il Naviglio.
 

Tutto nasce nel 1432 con la costruzione nel bel mezzo di quella che oggi è appunto Piazza Repubblica, del “Sostegno” sul Naviglio: una conca, un allargamento di forma lungo-romboidale che viene praticato per un certo tratto tra le sponde del rio in modo da immagazzinare un gran volume di acqua; uscendo dal Sostegno e trovandosi di nuovo costretta tra i suoi argini abituali l’acqua acquisisce pressione, forza e quindi potenza! 

È questa potenza, in pratica regalata dalla Natura, che azionerà -fino al 1932, data della sua dismissione- il grande Molino di Bastiglia fatto erigere dal Marchese Niccolò III d’Este. Il Molino è alimentato da acque sorgive: un fattore di successo che gli consente di continuare a funzionare senza problema anche durante le estati più torride.

Inizialmente la funzione primaria del Sostegno fu quello di fungere da ascensore ad acqua per i grandi barconi che dovevano transitare lungo il Naviglio: il problema infatti era oltre all’irregolarità del fondo -fatti salvi ovviamente i grandi corsi d’acqua- i dislivelli naturali che impedivano la navigazione in qualche modo in risalita. 
Col tempo la funzione primaria del Sostegno rimase quella di alimentare il Molino di Bastiglia, un impegno non indifferente dal momento che si trattava di un impianto polifunzionale davvero importante, il più grande della regione, con 16 potenti macine, che sfruttavano una potenza complessiva di ben 200 cavalli-vapore.  
 

Oltre al compito principale della macinazione, nel Molino fiorivano molteplici altre attività tutte energivore, dall’affilatura dei ferri da taglio e di altri strumenti, alla brillatura del riso ed alla pressatura dell’olio, la filatura della lana, il taglio del legno (gratuito per gli abitanti) e persino un forno in cui far cuocere il pane quasi gratuitamente per tutti! In anni più vicini a noi -nel 1912 per la precisione- il Molino alimentò addirittura una gigantesca dinamo, la prima funzionante in tutta la zona, che forniva energia elettrica a tutto il paese.
Per avere un’idea della produzione del mulino solo in termini di macinato, (dati calcolati nel 1909 in quintali), si va dai 35.000q con 14 addetti ai 40.000q con 17 addetti. 
 

La costruzione era davvero immensa, grande forse quanto il palazzo che oggi ne occupa la sede, comprendendo accanto ad alcune abitazioni (per il conduttore e parte del personale) un pozzo separato per il bestiame, una stalla ed un porcile. Ciò, oltre ad officine, magazzini e botteghe. In essa vi lavoravano 9 mugnai, 5 garzoni e alcuni facchini (che spesso erano fonte di disordini), operai, artigiani e muratori. Si pensi che i mugnai erano talmente preziosi da essere esentati dalle esercitazioni delle guardie civili.
 

Si riesce ad immaginare quindi l’atmosfera che si respirava in quei lontanissimi anni a Bastiglia, con le grida tipiche dei lavoratori di fatica, intenti a rifornire -e a prelevare per l’altro verso- i materiali che alimentavano il Molino, il carico e lo scarico di merci e materiali, le attività conseguenti di rinfresco, ristorazione e ospitalità: un mondo laborioso e attivo che contribuì a fare di Bastiglia un centro vivo dalle molte attrattive, non solo gastronomiche.
Purtroppo, anni dopo, evoluzioni politiche, ristrutturazioni territoriali, questioni sindacali e decadimento tecnologico portarono nei primi  anni del ‘900 alla chiusura del Molino di Bastiglia. Il colpo di grazia gli fu dato dalla deviazione del canale Naviglio e conseguente eliminazione del Sostegno.

 

Redazione: Gruppo Studio Aurora © Riproduzione riservata

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