Acque nere ed acque bianche, spiegate in poche e semplici parole

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Acque nere ed acque bianche, spiegate in poche e semplici parole

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Tutti abbiamo sentito parlare di acque bianche e di acque nere. Alcuni sanno anche di che cosa si tratta. Tuttavia, è importante conoscere l’argomento con maggior precisione, in quanto ne potrebbe andare della nostra salute. Restando in tema, pochi sanno che esistono anche altre categorie di acque dette “reflue” che vengono qualificate con un altro colore. Ma iniziamo col definire il termine di “refluo”. Esso significa letteralmente “che ritorna”; nel nostro caso s’intende un’acqua che è già stata utilizzata, non pura e non riutilizzabile tale e quale. Per maggior sicurezza, appelliamoci alla definizione ufficiale dell’ARPA, l’Agenzia Regionale di Protezione dell’Ambiente: «Le acque reflue, o acque di scarico, sono le acque utilizzate nelle attività umane, domestiche, industriali o agricole, che per questo motivo contengono sostanze organiche e inorganiche che possono recare danno alla salute e all'ambiente. Queste tipologie di acque, dopo il loro utilizzo, non possono quindi essere riversate direttamente nell'ambiente (nel terreno, nei fiumi, nei laghi e nei mari) senza prima essere sottoposte a interventi di depurazione costantemente monitorati».
 

Qui è il caso di specificare che il riutilizzo delle acque reflue -dopo opportuni trattamenti- fa parte di un processo detto “circolare” grazie al quale si riduce il rischio di carenza idrica. Questi “opportuni trattamenti” che consentono di recuperare -in maniera differenziata- le acque reflue fanno parte di processi industriali sofisticati, che richiedono conoscenze tecniche specifiche da applicare con grande rigorosità. Si tratta di una materia in continua evoluzione per il fatto che vengono messe in circolo quasi senza soluzione di continuità sostanze chimiche che inevitabilmente finiscono per entrare nel circuito delle acque reflue. 

Le acque reflue si raccolgono grazie alle fogne; quelle superficiali, anche dai fossati, dai canali, dal suolo e dal sottosuolo. Una volta recuperate -vale a dire correttamente depurate- le acque reflue possono essere riutilizzate ma mai come acqua potabile. Potranno invece essere impiegate per uso agricolo, civile e industriale.

La depurazione delle acque si compie attraverso una serie di fasi, la prima delle quali ha la funzione di rimuovere le sostanze inquinanti: questo processo produce i cosiddetti fanghi di depurazione, che devono essere successivamente trattati ulteriormente per poter essere utilizzati, oppure smaltiti senza causare danni ambientali.

Le fasi del trattamento sono sostanzialmente tre: pretrattamento, trattamento ossidativo biologico e trattamenti ulteriori. Le linee di lavorazione sono due e ben distinte: una per le acque, l’altra per i fanghi. Si inizia con la rimozione dei residui solidi (plastica, pietrisco e altri elementi solidi) per poi passare alla fase detta grigliatura (con una serie di filtri a trama sempre più fine) e si finisce con la sgrassatura, che si avvale di tecnologie chimiche e biologiche. Il prodotto risultante sarà un’acqua utilizzabile per l’irrigazione come per il lavaggio delle strade, oppure per gli impianti di riscaldamento. Tutte le fasi, sia della raccolta che del trattamento, obbediscono ad una complessa serie di precise direttive emanate da circolari italiane ed europee. Le norme, inoltre, sono differenziate a seconda che riguardino insediamenti civili, oppure industriali, oppure ancora agricoli. Si capisce quindi quanto sia importante sapere cosa può e cosa non deve finire nella fognatura. 

 

La fognatura consiste in un insieme di canalizzazioni atte a raccogliere sia le acque bianche sia le acque nere, anche se esiste una terza canalizzazione, detta di tipo misto, che le raccoglie entrambe. Come si capisce, si tratta di un argomento complesso e critico, particolarmente per le implicazioni sanitarie che comporta. 

La fognatura inizia dal cosiddetto fognolo che in pratica collega le utenze al punto di allaccio della fogna. In quest’ultima finiscono i prodotti sia delle utenze sia l’acqua proveniente dagli scoli stradali. La fogna si collega quindi al collettore che porterà i liquami all’impianto di depurazione vero e proprio.

È opportuno ricordare che è severamente vietato riversare nella fogna degli elementi che rischiano di compromettere il buon funzionamento della fogna stessa, con il pericolo di pregiudicare i successivi processi di depurazione. Si tratta di: sostanze infiammabili (olio combustibile, benzina, benzolo, ecc.); sostanze in grado di sviluppare gas o vapori tossici; sostanze che possono interferire con i processi di depurazione naturale o artificiale dei liquami urbani (e che possono perciò costituire un pericolo per gli uomini e gli animali), oppure creare intralcio al transito delle acque fognarie; sostanze radioattive; scarichi di acque di raffreddamento o provenienti da lavorazioni con temperatura superiore a 35 gradi; sostanze solide o viscose suscettibili di ostruire le tubazioni.

 

La corretta gestione delle acque reflue è di importanza vitale, essendo da imputare ad una sua cattiva gestione le epidemie passate di epatite, colera e dissenteria. In proposito esiste infatti una normativa puntuale e precisa, regolamentata anche da una serie di severe sanzioni. In questa, una sezione particolare riguarda le abitazioni site in campagna, le quali possono ricorrere a metodi alternativi di depurazione e smaltimento, con l’installazione di una fossa biologica o di un impianto di fitodepurazione. 

La rigorosa separazione delle acque bianche dalle acque nere ed il relativo trattamento di queste ultime è un problema che già gli antichi Romani avevano individuato e risolto con sistemi abbastanza simili ai nostri odierni, fatta eccezione naturalmente per i trattamenti chimici dal momento che allora non esistevano attività inquinanti come quelle che ci affliggono oggi.



 

Concludiamo questa rapida trattazione con una curiosità: le acque reflue non sono solo quelle nere e quelle bianche. Ciò, in quanto le acque nere comprendono altre due sottocategorie caratterizzate da livelli di inquinamento minori, e conseguentemente da procedure di depurazione differenti: sono le acque grigie e le acque bionde. 

 

In sintesi:

Le acque nere si distinguono in:
- Acque di scarico industriale.
- Acque fecali, ossia quelle provenienti dai sanitari del bagno.
- Acque bionde, provenienti da docce, bidet, vasche e lavandini dei bagni (ma non dalla cucina)
- Acque grigie, provenienti da cucine e lavanderie.
- Acque saponate grasse, provenienti dalle cucine ma con presenza di olio e detersivi da cucina. 

Le acque bianche, che sono quelle prodotte dalla natura (anche se usate dall’uomo purché al loro stato naturale), si dividono in:
- Acque di raffreddamento, provenienti da impianti industriali.
- Acque utilizzate per lavare le strade.
- Acque superficiali, ossia quelle pluviali o meteoritiche di dilavamento.

 

Redazione: Gruppo Studio Aurora © Riproduzione riservata

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