Ravarino: un "sito" che ci perviene dalla preistoria

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Ravarino: un "sito" che ci perviene dalla preistoria

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Ravarino, un Comune -ma, in questo caso specifico, è più corretto dire un sito- che ci perviene dalla Preistoria. La Preistoria è, né più né meno, il primo periodo della storia umana!

 

Nel sito dell’attuale Ravarino sono stati rinvenuti infatti dei reperti archeologici che lo testimoniano: selci scheggiate e levigate, ciondoli ed altri manufatti realizzati da mano d’uomo, la cui origine è inequivocabilmente preistorica. Ma non basta, perché se convenzionalmente la preistoria termina con l’apparire dei primi documenti scritti, allora bisogna precisare che il primo documento scritto che attesta dell’esistenza di Ravarino è una pergamena, datata 27 marzo 1002, rinvenuta nell’abbazia di Nonantola. Va precisato che in questo documento il nome di Ravarino compare già nella sua forma attuale. A Ravarino, inoltre, vi sono segni del passaggio storico dell’epoca Romana, tra cui la pregiata stele funeraria di Quinto Aburio ed il quadrilatero di Castel Cresente, edificato probabilmente durante l’assedio e la battaglia di Modena combattuta nell’anno 43 a.C.

Nel XIII secolo Ravarino incorpora altri siti o località e fa capo a Modena, eccezion fatta per una breve parentesi in cui viene apparentato al Comune di Bologna. Dopo alcune vicende di cessioni ed acquisizioni, finalmente Ravarino assume importanza storica grazie a Niccolò Maria Rangoni che ne ottiene il feudo -e successivamente la contea- da parte del Duca Borso d’Este nel 1453, il quale gli conferisce per la circostanza l’investitura a Conte di Ravarino e Castel Crescente. Sotto il governo del Conte e dei suoi discendenti il territorio di Ravarino conoscerà un periodo di espansione sociale, artistica ed architettonica con la costruzione di palazzi, chiese e santuari, tra cui quello di Stuffione. 

Purtroppo, nel 1643 il paese viene distrutto nella guerra di Castro, ad opera delle truppe del cardinal Barberini, che fa asportare le campane delle chiese di Ravarino per portarle a Bologna. 

Ma la sofferenza di Ravarino non termina qui: Napoleone, nel 1804, riduce a Sezione il Comune di Ravarino e stessa sorte toccherà a Crevalcore e a Nonantola. Solo con l’Unità d’Italia il Comune di Ravarino riacquisterà la sua autonomia, nel 1859.

Ravarino, tuttavia, conoscerà altri due duri momenti: il periodo fascista nel 1944 ed il terremoto nel 1912 che lo segnerà profondamente.

 

Nel secolo XIII il territorio di Ravarino era molto più ampio dell’attuale, occupando tutta l’area tra il percorso (medievale) del Panaro e quello del Naviglio di Modena, comprendendo tra l’altro anche l’area su cui sorge attualmente Bomporto.

Ma non furono gli eventi bellici a ridurre alla sua superficie attuale il sito di Ravarino quanto l’incuria e l’abbandono da parte dei suoi primi feudatari, alcuni dei quali non misero mai piede nella località.

Un merito particolare va riconosciuto ai Rangoni, nella figura di Gherardo, che nel 1445 edificano un importante Palazzo-fortilizio a fianco della chiesa di Ravarino, le cui mura merlate cingono un immenso quadrato di 60 metri per lato.

Nel 1475 i potenti Rangoni ottengono dalla Camera Ducale di poter procedere alla costruzione di ben tre mulini ad acqua, di cui due prospicienti l’attuale Bomporto.

Nel frattempo, il Conte Antonio Rangoni ottiene dal Duca Ercole d’Este di tenere annualmente una festa che molti abitanti della Bassa Modenese conoscono bene, apprezzano e frequentano in quanto appuntamento ormai d’obbligo ancora oggi: la Fiera di San Martino. La festa, della durata di otto giorni, si svolse per più di quattro secoli nel territorio di Ravarino.

Come detto, ai Rangoni va riconosciuto il merito di aver contribuito ad arricchire ed abbellire il paese di Ravarino, grazie alla costruzione di edifici di pregio; perciò, non si possono non menzionare il Palazzo di Donna Clarina, il Palazzo Vecchio di Stuffione alla Villa, il Palazzo Pretorio e la Chiesa di Stuffione fatta edificare nel 1506.

Nel ‘600 prende inizio l’enorme ampliamento dell’antico Palazzo di Lovoleto. Purtroppo, forse per l’imponenza sottovaluta del progetto, l’opera non verrà mai terminata.

Ma il ‘600 sarà da ricordare per un evento che segnerà pesantemente non solo Ravarino, ma molte zone dell’Italia settentrionale, tra cui il Granducato di Toscana, la Repubblica di Lucca, e la Svizzera: la terribile peste del 1630, portata dal nord, precisamente dalla Germania dove erano state raccolte le truppe mercenarie del generale Albrecht Von Wallenstein: i famigerati Lanzichenecchi. Alla terribile peste del 1600 soccomberà un quarto della popolazione di Ravarino.

 

Oggi Ravarino è una cittadina di poco più di seimila abitanti tipica della Bassa Modenese: tranquilla e a vocazione agricolturale. Poco distante da Modena, suo capoluogo, affianca il fiume Panaro, sulle cui sponde spiccano tuttora delle antiche ville di quella che fu l’aristocrazia modenese.

Anche Ravarino conserva la tradizione dei prodotti tipici modenesi, in particolare il Lambrusco e l’aceto balsamico.

Tra gli appuntamenti di natura più turistica spicca il “Giugno Ravarinese”: un lungo periodo, di un mese appunto, costellato da concerti, eventi culturali ed iniziative enogastronomiche. 

Infine, non può mancare uno sguardo a Stuffione oggi. A pochissimi chilometri da Ravarino, Stuffione spicca per le sue vie silenziose, la sua peculiare pace bucolica, i suoi spazi confinanti con i campi d’intorno e le sue maestose, discrete e inaccessibili, ville signorili impenetrabili agli sguardi indiscreti e spesso ben guardate.

Redazione: Gruppo Studio Aurora © Riproduzione riservata

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