La Bassa modenese (Prima parte)

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La Bassa modenese (Prima parte)

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Il nostro Territorio, quello che comprende Bastiglia, Bomporto, Sorbara, San Prospero e Ravarino, fa parte della bassa modenese. Perchè si chiama così. Come nasce, quali sono le sue caratteristiche e le implicazioni sociali.   
 

UNA PIANURA DI ORIGINE ALLUVIONALE

La Bassa Modenese è una cosiddetta “pianura alluvionale”. Questo perché in origine essa era dominio di paludi, acquitrini e foreste fluviali.

Con l’avvento degli etruschi prese inizio una grande opera, volta a rendere ospitali e redditizie queste terre. Si tratta del controllo dei corsi d’acqua, opera proseguita poi pervicacemente dagli antichi romani fino alla caduta del loro impero.

Questa fondamentale impresa venne ripresa anni dopo dai frati benedettini, con l’edificazione delle possenti arginature fluviali che caratterizzano tuttora il nostro territorio.

Queste strutture antropiche avevano -ed hanno- la funzione di “canalizzare” i corsi d’acqua, impedendo loro di divagare in maniera naturale, con il risultato attraverso i secoli (è questo il rovescio della medaglia) di rendere “pensili” i grandi fiumi Secchia e Panaro. Ciò significa che il loro fondo si trova più in alto rispetto al terreno circostante.

UN PAESAGGIO RETICOLARE

Di aspetto reticolare, il paesaggio attuale -essenziale per la vita della Bassa Modenese- è frutto della colonizzazione romana e della sua cosiddetta “centuriazione”.

Esso comprende non solo i fossi per l’irrigazione e quelli per lo scolo delle acque piovane, ma anche le strade, i filari, le siepi, i canali vari, secondo uno sviluppo appunto reticolare, costituito da linee parallele e perpendicolari fra di loro. Non dimentichiamo tra l’altro che sin dall’antichità fiumi e canali sono stati, oltre che fonti di espansione, anche vie di comunicazione. Ci riferiamo al Canale Naviglio e ai fiumi Secchia e Panaro.

UNA VEGETAZIONE FONTE DI SVILUPPO

Com’è naturale, la vegetazione della nostra zona ha fortemente caratterizzato e condizionato il suo sviluppo sociale ed economico: quercia, olmo, vite, pioppo e salice di fiume sono i suoi principali alberi autoctoni.

L’abbondanza delle ghiande ha da sempre favorito la crescita del suino (porco e cinghiale); da cui la tradizione dell’allevamento del maiale, con i relativi insaccati famosi nel mondo. 

Mentre le foglie dell’olmo servivano per nutrire il bestiame, il suo legno veniva utilizzato per la costruzione di mobili e per sorreggere la vite. Purtroppo questa pianta va scomparendo a causa di un fungo inestirpabile, che determina la “grafiosi dell’olmo”. Quanto al pioppo, esso è stato abbondantemente utilizzato dall’industria oltre ché come legno da costruzione.  Un cenno a parte merita il salice di fiume grazie alla sua rapida radicazione, che lo rende idoneo a consolidare le sponde dei fiumi.

Leggi la seconda parte della “Bassa modenese”

Redazione: Gruppo Studio Aurora © Riproduzione riservata

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