Si fa presto a dire Bomporto..

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Si fa presto a dire Bomporto..

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Iniziamo dallo stemma: impressiona vedere tutta quest’acqua per un Comune sostanzialmente agricolo. Non dimentichiamo infatti che Bomporto è inserito nel cuore della pianura modenese, in una terra, quella emiliana, ricca non solo di tradizioni alimentari, ma di coltivazioni pregiate quali la pera e l’uva. Bomporto è inoltre ben lontana dalla costa romagnola, per cui tutto questo blu inserito nello stemma non può riferirsi al mare, anche se nel nome del Comune spicca la radice “porto”, che è un altro elemento che ci richiama il mare. Ma non possiamo ignorare che nel nome del comune la parte del leone la fa il “suffisso” Buon

E poi nello stemma -ricordiamo che gli stemmi devono la loro ragion d’essere ad una esigenza di tipo militare, nel senso che servivano a rendere immediatamente riconoscibile la propria apparenza ad una fazione- spicca anche una torre, che potrebbe essere presa per un faro. Tutto concorre dunque a far credere che Bomporto sia una località prettamente marittima. Ma non è così: in realtà nello stemma l’acqua è l’emblema dei corsi d’acqua che bagnano il comune di Bomporto: il fiume Secchia e il Panaro.

V’è da dire che fino al 1892 il paese che sarebbe divenuto Bomporto non aveva alcuno stemma di riconoscimento. Lo sollecitò l’arciprete di Bomporto, Don Primo Maria Brandoli (un cognome importante ancora oggi nel circondario). Don Promo aveva la passione per il disegno e tracciò egli stesso un bozzetto a colori che sottopose al sindaco di allora e al Consiglio comunale. Il disegno -realizzato ben quattro anni prima per illustrare un libro ad opera dello stesso sacerdote avente per argomento proprio quel territorio- fu approvato all’unanimità e inviato alla consulta araldica sita a Roma. La consulta araldica pensò bene di “completare” lo stemma proposto aggiungendo nella sua parte alta le due strisce bianco e azzurro, oltre alla corona dominate la torre. 

Tutti coloro che vivono in questo territorio sanno che l’economia e la vita di Bomporto è condizionata dal suo nodo idraulico, costituito dalla confluenza del fiume Panaro con il canale Naviglio. Ricordiamo a questo riguardo che questo nodo idraulico fu all’origine della costruzione della Darsena estense. Ed è a questa esattamente che dobbiamo la locuzione aggettivata di “Buon porto”. C’è chi vede in questa locuzione più un augurio che un appellativo vero e proprio. Forse è anche in questo senso che deve essere “letto” il significato della torre che assomiglia ad un faro.  

Per essere il più possibile precisi bisogna aggiungere che oggi questa figura non è assimilabile ad uno stemma ma ad un logo. La differenza è importante in quanto uno stemma può essere variato attraverso i tempi, magari per adeguarsi a nuove mode e nuovi gusti; il logo invece è caratterizzato da un imprimatur che lo rende non modificabile, in quanto caratterizzato ormai in maniera univoca dal contesto storico e sociale in cui è nato.

Ma forse è il caso di spendere due parole sul significato emblematico di altri due elementi presenti nello stemma di Bomporto: i rami di quercia e di alloro. La quercia è da sempre un simbolo di forza (la quercia è un legno molto duro); l’alloro richiama invece la corona con cui si sancisce il riconoscimento della levatura poetica. L’unione di questi potenti simboli rappresenta la caratteristica che il mondo invidia al popolo italiano: la capacità di resistere, unita all’inesauribile fonte dell’arte e del sentimento, che si manifestano in tutte le forme materializzate dell’arte di cui è autrice l’Italia. 

Concludiamo questa disamina del logo di Bomporto con una curiosità che riguarda l’evoluzione della sua genesi. A questo proposito abbiamo ritrovato una cartolina che il Comune stampò in occasione della Fiera di san Martino del 1990: a sinistra, il primo stemma è quello originario disegnato dal dott. Verini; i due successivi proseguendo verso destra rappresentano le modifiche apportate dalla Consulta Araldica di Roma, di cui abbiamo parlato precedentemente; infine, a destra, vi è lo stemma attuale, o più correttamente, il logo attuale. I primi tre stemmi sono stati concessi per l’utilizzo pubblico dallo storico Marco Rebecchi.

Redazione: Gruppo Studio Aurora © Riproduzione riservata

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